Il riconoscibile, precedente malgoverno di Benevento non aveva bisogno dell’odierna arma di distrazione di massa di Mastella
- Opinioni
Non sfugge il richiamo iconografico (qui non riproducibile se non nel senso): “A chi tenta di parlar male del presente: ecco le foto che testimoniano il confronto artistico e in termini di presenze”. E il sindaco di Benevento chiude con un visione mistica, sorretto nell'accusa dalla foto di una via Traiano splendente che gli permette di appellare nella maniera più efficace i nemici della festa: “Ogni rosicone dica pure quello che vuole tanto parla la gioiosa realtà della luce!”.
Mastella difende dunque a spada tratta la sua "InCantevole "creatura natalizia, bada come sempre alla temperatura del gradimento assumendola come elemento di confronto e soprattutto di verità (tanti per strada, quindi è bello) e si dimostra, una volta di più, risentito piuttosto che sordo alle critiche. Come se il dissenso fosse una sorprendente stravaganza dinanzi al suo tocco di magia, un colpo al cuore della vanità. “Dovunque mi arrampichi io sono seguito da un cane chiamato Ego” (Nietzsche).
Attenzione, però. Il suo arrocco in favore delle scelte effettuate ha il pregio di richiamare alla memoria, appunto attraverso una parata fotografica, i Natali degli anni passati. Che tornano a materializzarsi come i fantasmi di Dickens. E qui a Mastella va steso un tappeto rosso, perché ci rinfresca la memoria sulla loro bruttezza. Davvero riaffiorano altri incubi: le figurine pencolanti del presepe di Dalisi, le caramelle sospese, le note musicali... di uno spartito suonato sul tema della dissipazione politico-amministrativa meno orientata sul lato festaiolo. Diciamo che alcune opzioni dell'oggi, alcune censurabili (il mini-luna park sotto la Rocca dei Rettori), paiono affondare le radici in quel passato più povero, certo più vuoto d'empatia: il riconoscibile malgoverno di un tempo - da questo giornale quotidianamente denunicato e per anni - non aveva bisogno dell’odierna arma di distrazione di massa.